Abazia di Sant’Iconio
Camerota, Salerno
Descrizione
Cronologia:
- 896 - La badia sorge insieme alla Badia di San Pietro di Licusati, (prima ipotesi);
- 750/775 - Sorge la badia ad opera dei basiliani dall’Epiro, (seconda ipotesi);
- Fin dal 968 il cenobio fu sede di calogerato con giurisdizione;
- 1317- Documento sull’esistenza dell’abazia da una lettera di papa Giovanni XXI, è notizia dell’abate del monastero di San Cono e di un discendente di Florio, Matteo di Camerota;
- 1418 - La struttura è attestata come appartenente all’Ordine dei Premostratensi;
- 1424 - La badia passa all’ordine di San Basilio nella diocesi di Policastro;
- 1753 - La struttura è affidata al reverendo Marco Crocco dalla Santa Sede;
- 1857 - I beni della Badia risultano intestati per metà al seminario diocesano di Policastro e metà al Comune per usi civici;
- Dal 1857 venne usata come cappella e poi abbandonata al degrado.
- 1960 - Il terreno di Sant’Iconio fu venduto al conte Stefano Rivetti;
- Il terreno passò dai Rivetti ai Talamo e poi nuovamente venduta;
- 2022 - Attualmente è un rudere;
Descrizione architettonica:
Presenta una pianta a croce greca. Gli unici resti della Badia, sono le tre nicchie dell’altare maggiore, decorate da resti di pittura ornamentale. Ai primi secoli della fondazione rimandano i piedi dell’affresco di una figura intera in una nicchia tra i rovi, forse un monaco, forse un angelo, come riporta per segni di ali che un tempo si notavano sull’intonaco rimasto. Gli anziani della zona sostengono che la figura era intera e rappresentava San Felice.
Notizie storiche:
Un monastero italo-greco e di numerosi insediamenti rupestri di anacoreti basiliani, da ricondurre alla prima fase o degli asceteri.
Secondo alcuni sorge intorno all’896 insieme a San Pietro di Licusati, secondo altri la fondazione risale agli anni 750-775 ad opera dei basiliani dall’Epiro.
Fin dal 968 il cenobio fu sede di calogerato con giurisdizione, come su molte chiese del territorio. La creazione fu sollecitata dall’imperatore bizantino Niceforo Foca al patriarca Anastasio di Costantinopoli.
Nel 1317 da una lettera di papa Giovanni XXI, è notizia dell’abate del monastero di San Cono e di un discendente di Florio, Matteo di Camerota.
Il vescovo di Policastro, Laudisio (1864-1862), scrive che nel 1065 Roberto il Guiscardo espulse dalla Calabria e dalla Puglia una Turba Graecorum plurima …che si rifugiò all’abbazia di San Giovanni a Piro e … ad alteram S. Coni Camerotae, dove è probabile ci fosse già un’antica laura. I Normanni donarono poi la zona denominata Difesa ai basiliani.
Alla Santa Visita del 1457/458 risulta in possesso di quattro codici miniati e di un evangelario mirabile, insieme alla chiesa di San Pietro di Licusati e alla più antica chiesa di San Giovanni a Piro compone il triangolo della Trinità, venerata nel rito greco. Nel 1418 è attestata come appartenente all’Ordine dei Premostratensi, nel 1424 passa all’ordine di San Basilio nella diocesi di Policastro, al cui vescovo paga la tassa generale, nel 1548 risulta proprietaria di un frantoio e un cammarellus a Camerota;
Il frantoio nel 1693 è sito presso la chiesa di S. Maria delle Grazie a Camerota. E’ attestata anche nel 1709.
Nel 1753 è affidata dalla Santa Sede al reverendo di Licusati Marco Crocco per la qual cosa pende giudizio innanzi alla Curia romana. I Comuni pagano la decima del raccolto all’Abate con l’obbligo di non pascolare dal 18 ottobre al 24 dicembre essendo…foresta.
I beni della Badia nel 1857 risultano intestati per metà al Seminario diocesano di Policastro e per metà al Comune per usi civici. I testi più recenti parlano della cappella di San Cono.
La storia di San Cono, è soprattutto nel paesaggio agrario: furono i monaci a determinare una radicale evoluzione nei settori agro-silvo-pastorali, con riferimento alla sistemazione dei terreni, alla organizzazione delle acque, al profilo dei campi ed alla alternanza degli orientamenti produttivi. Nel 1960 il terreno di Sant’Iconio fu venduto dal Comune al conte Stefano Rivetti per la somma di L.11.000.000.