Cenobio di San Pietro

Camerota, Salerno

Descrizione

Cronologia:

  • Nascita della Badia presumibilmente intorno al IX-X secolo;
  • 1194 - L'abazia viene affiliata all'abazia di San Samuele a Barletta;
  • La badia è attestata nel 1418 come appartenente all’Ordine dei Promostratensi;
  • 1564 - Pio VI attribuì l’abbazia alla basilica di San Pietro di Roma con facoltà di commenda;
  • Terreni evidentemente restituiti durante la restaurazione se ancora verso la metà del secolo scorso ne disponevano i canonici della basilica romana di San Pietro;
  • Dopo il XVIII secolo diventa cimitero pubblico e lo è ancora oggi

 

Notizie storiche ed architettoniche

Posti sull’architrave del portone d’ingresso della chiesa di San Pietro figurano due stemmi riprodotti negli anni '90: quello dei Premonstratensi posto alla destra dell’osservatore e quello che alcuni definiscono appartenere alla Congregazione Nilana. Quest’ultimo raffigura una mucca su un prato che allatta un vitellino sormontato dal monogramma che tradotto indica “questo è Nilo”, rimandando al fondatore della badia san Nilo. Non si hanno documenti specifici sul fatto che ci fu un periodo in cui il cenobio appartenne a tale Congregazione. Lo stemma dei Premonstratensi, i cui simboli sono il fiore angioino e il bastone episcopale, confermano l’ipotesi di un’installazione postuma. Il fiore angioino rimanda agli Angioini di Napoli che ebbero per arme un azzurro tappetto disseminato di gigli d’oro. In questo stemma tale simbolo viene ripetuto tredici volte a testimonio delle tredici abbazie premonstratensi attive nel lontano Regno di Napoli all’epoca del maggiore splendore d’Oriente. L’abate era esente dalla giurisdizione vescovile locale e, per questo, ci sono i due pastorali incrociati. Con la dovuta fantasia storica, troviamo immediatamente alla porta d’ingresso il coro ligneo illuminato dal grande rosone posto sulla facciata che dava sull’atrio. Sulle pareti vi erano degli altari sotto i grandi cerchi strutturali ancora visibili: a destra quelli di San Salvatore, di Santa Croce e di San Pietro; a sinistra quelli di San Sebastiano, di Santa Maria delle Grazie e della Vergine della Pietà. Quello maggiore era dedicato a Santa Maria degli Angeli, sormontato da un grande crocifisso sospeso. Il corpo della chiesa aveva un pavimento sconnesso ed era privo di finestre. Tra gli arredi figuravano una croce d’argento, le lampade per illuminare le reliquie dei santi, due campane e una particolare acquasantiera (trasferita al cenobio di San Giovanni a Piro, ancora visibile presso la chiesa parrocchiale del paese). Attigue al cortile principale si trovava la cappella di San Ciriaco che ospitava l’antica statua di San Pietro. Oltre alla statua di San Ciriaco vi era il vecchio coro e solo due arredi: un cofanetto con reliquie e una particolare dipintura di San Pietro su una pelle di bue dal fondo dorato. Nell’altra cappella, di San Nicola, vi erano tre altari. Quello maggiore era sormontato da un crocifisso dipinto mentre gli altri due erano dedicati, rispettivamente, a San Nicola e a Santa Maria del Greto. Oggi, la cappella di San Ciriaco non è più visibile (già dal lontano 1613), mentre è visibile quella che ora si erge con l’unico nome di Santa Maria del Greto. Con la soppressione dei conventi avvenuta nel 1799 durante la Repubblica Partenopea, anche la badia di San Pietro venne soppressa e i monaci dovettero abitare presso la chiesa parrocchiale di San Marco, l’unica che venne riconosciuta con capacità giuridica dallo Stato di continuare ad esistere. L’antico cenobio di San Pietro è divenuto poi cimitero del Comune di Licusati, ancora oggi adibito a tale utilizzo.

*All’interno della cappella di Santa Maria del Greto è stata avviata una ricerca su di un “manufatto” ben visibile al suo interno, nella navata unica della piccola chiesa, sopra l’arco che apre all’area di competenza dell’altare. Si presenta come una maschera appoggiata alla parete che ne costituisce il fondo. La struttura a ogiva richiama quella della mitria, il copricapo cristiano vescovile. Figurano sul detto oggetto un globo azzurro rappresentante il Cosmo, un bottone che appare costituito da una Ruota solare con inscritta una Croce a quattro raggi, simbolo precristiano della luce. Infine figurano quattro petali tra i bracci della Croce, che richiamano la “Lunaria”, una base a forma di pisside e piccoli oggetti ad ornamento della struttura.

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